Notizia pubblicata il 02/04/2020, letta 1469 volte

STEFANO BARTOLINI: IL BOMBER INFERMIERE IN CAMPO CONTRO IL CORONAVIRUS


Il fantasista del Lama è un infermiere all’ospedale di Urbino: “Lì la situazione è davvero critica. Ogni notte portiamo qualcuno in ospedale. Ho paura per mio figlio. Bisogna stare molto attenti. Per fortuna c’è mio fratello che perde sempre a calcio tenn

Giovedì 2 aprile 2020
di Nicola Agostini

“Ho capito che le cose stavano cambiando davvero domenica 8 marzo. Dovevamo andare in una casa ad Urbino. Prima di partite con l’ambulanza mi sono ritrovato a dovermi vestire come se stessimo andando sullo spazio. E, sul volto dei medici, ho letto la paura di chi stava andando a fare qualcosa di diverso dal solito e, soprattutto, di pericoloso. Quel giorno, per me, è cambiato il mondo. Ho capito cosa volesse dire il Coronavirus”.
Stefano Bartolini la domenica veste i panni del fantasista imprendibile negli ultimi 16 metri. Nella vita di tutti i giorni il 33enne attaccante del Lama è un infermiere di stanza presso l’Ospedale di Urbino. Ma anche la compagna, Manila, è un’infermiera, all’ospedale di Città di Castello.
“Non ci facciamo mancare niente in casa – sorride Stefano – e sinceramente un po’ di paura c’è ma in fondo è il nostro lavoro. Io ho avuto una settimana di febbre a metà marzo ma ora fortunatamente sto bene. La cosa peggiore è stata quando si è ammalato nostro figlio che ha due anni. Ecco, lì mi sono preoccupato davvero. Fortunamente sia Mathias che Manila sono risultati negativi al tampone. Ho avuto paura però. Non si può scherzare con questo maledetto virus.
Chi può deve assolutamente stare in casa, chi deve andare al lavoro deve stare attento. Un esempio stupido. Quando timbri prima di entrare al lavoro devi già fare attenzione. Devi comporre un codice e tutti toccano quella tastiera. Sono piccole cose ma che ti danno la percezione del cambiamento. O quando ti trovi a partire in ambulanza e riconosci il medico o il collega che è con te dalla parlata perché non lo vedi in volto con quella sorta di scafandro addosso.
Finora comunque possiamo ritenerci fortunati anche tenendo conto di quello che vediamo. Pesaro, ad esempio, è una delle città più colpite. Ultimamente mi trovo a fare quasi sempre il turno di notte e non c’è una notte in cui non portiamo in ospedale persone positive al Coronavirus. Se solo qualche settimana fa mi avessero detto che saremmo arrivati a questo punto non c’avrei mai creduto. Chiaramente il primo pensiero va a tutti i malati. A quelle persone che ti trovi ad accompagnare e curare in ospedale, con la speranza che possano guarire in fretta”.

Quanto ti manca il calcio?
“Adesso tanto. Perché sarebbe stato il modo migliore per staccare un po’”. E in questo viene in soccorso il fratello Michele, difensore in forza all’Fc Castello. “Sì, facciamo qualche sfida a calcio tennis sul terrazzo, con la ringhiera che fa da rete. Chi vince? Beh, ho capito che sta cambiando il mondo ma adesso non possiamo mettere in dubbio il fatto che tecnicamente io sia più forte di lui. Vi dico solo che l’ultima volta, dopo aver perso, ha calciato via il pallone”.
Ma oltre i 200 metri da casa?“No, tranquilli, non ha mai calciato così forte in vita sua...”.

A sinistra Stefano Bartolini in servizio all'ospedale, a destra mentre esulta rincorso da Diego Volpi (foto Manuali)